Una delle domande più frequenti che mi sento rivolgere quando si inizia a parlare di meditazione è – “posso imparare a gestire la mia rabbia con la meditazione?”
Iniziare a vedere il problema da questo punto di vista non ci porterà quasi mai ad una soluzione, in quanto le vere domande che dovremmo porci sono altre.
Perché ci arrabbiamo? Qual’è il significato della rabbia a livello spirituale?
Sembrerà strano ma, contrariamente a quanto si legge normalmente sui libri di psicologia, la rabbia NON è un’emozione primaria almeno non nel senso che solitamente le viene attribuito.
La rabbia non è primaria nel senso che è sempre una proiezione esterna di un disagio interiore di diverso tipo, cioè nasconde sempre qualcosa, ovvero nasconde sempre un’emozione ben diversa e molto più profonda.
Nessuno ha il potere oggettivo di farci arrabbiare.
Anche se, in realtà, in molti sembrano avere questa abilità, queste persone sono solo brave a colpire le nostre ferite inconsce (come colpa, vergogna, inadeguatezza, abbandono) provocando in noi dolore che si manifesta in un'esplosione di rabbia.
Non esiste, infatti, una singola affermazione che abbia il potere oggettivo di far arrabbiare chiunque la ascolti, tutto dipende sempre dal proprio sentire individuale. Una stessa affermazione potrebbe provocare in soggetti diversi reazione opposte – come rabbia o ilarità – a seconda di chi la riceve.
Facciamo un esempio banale: “Quando fai così, mi sembri tua madre!”
Questa semplice affermazione, durante una lite di coppia, potrebbe generare un'esplosione di rabbia nei confronti del partner che l’ha pronunciata, come d’altra parte potrebbe passare del tutto inosservata.
L'espolsione di rabbia avverrà esclusivamente se il partner accusato abbia o meno conflitti insoluti e inconsci con la propria madre. Sentirsi paragonare a lei porterà inevitabilmente al ricordo di quei conflitti e alle emozioni “nucleari” ad esso collegate come potrebbero essere colpa, vergogna o senso di inadeguatezza. In poche parole se il nostro bambino interiore avrà ancora una ferita aperta non riconosciuta con i propri genitori.
Se, al contrario, non ci sono conflitti insoluti non vi sarà rabbia, al contrario la stessa affermazione potrebbe addirittura rafforzare la propria autostima.
Non esiste una frase che abbia “oggettivamente” il potere di far arrabbiare chiunque, questo dipenderà sempre e solo dal nostro sentire interiore.
Questo significa che le persone che ci fanno arrabbiare ci fanno sempre da specchio?
Facciamo un altro esempio, prendiamo le tante persone che conosciamo e che frequentiamo nella nostra vita quotidiana, possiamo dire di comportarci sempre allo stesso modo con tutte loro?
Se la risposta è si, molto probabilmente, staremo mentendo a noi stessi, perché ci sarà sicuramente quella persona con cui saremo più accondiscendenti, quella che guarderemo con simpatia e quella che guarderemo addirittura con disprezzo. Il capo-ufficio, la suocera, un figlio, l'amica stron*a, persone differenti con cui ognuno di noi, chi più e chi meno, si comporta in maniera differente.
Il nostro libero arbitrio (ed il loro) prescinde da tutto questo, ognuno di noi automaticamente si “predispone” inconsciamente a comportarsi in un determinato modo a seconda dell'interlocutore che ci troveremo difronte facendogli da specchio in maniera del tutto inconsapevole e naturale. Basta semplicemente praticare l’auto-osservazione di noi stessi per qualche giorno per rendersi conto di come funzionano questi meccanismi.
Questo meccanismo di specchio, però, può avvenire anche in maniera meno evidente.
Facciamo un altro esempio: capita a volte di vedere persone che si infuriano per un semplice parcheggio rubato. Se ci arrabbiamo, per una cosa così futile, è chiaro che quel parcheggio nel nostro inconscio rappresenti ben altro, un qualcosa che probabilmente ci è stato sottratto e che il nostro bambino interiore ha registrato come “rubato”. In questo caso il “ladro del parcheggio” sta agendo da specchio, cioè, ci sta facendo vedere attraverso un suo agire quello che per noi è un forte disagio interiore.
“Tutto ciò che degli altri ci irrita può portarci alla comprensione di noi stessi.”
— Carl Gustav Jung
Finché l’ego e la personalità (cioè tutto ciò che è inconscio) conservano il predominio, noi saremo loro schiavi. Se crediamo che l’accendersi in noi di rabbia e collera dipenda solo dall’agire degli altri, significa che noi non siamo padroni di noi stessi. Siamo quindi facilmente manipolabili e tentare di reprimere questi sentimenti rafforzerà solo le catene interiori.
Per questo motivo provo un forte disagio, quando sento di sedicenti guru parlare della rabbia come un qualcosa che si possa gestire e reprimere; essi stanno, inconsapevolmente, facendo un danno ai loro allievi.
Fortunatamente l’uomo ha in sé la facoltà di perfezionarsi e la rabbia è quindi un ottimo indicatore che esiste, dentro di noi, un qualcosa che non abbiamo capito e invece dovrebbe essere compreso e sciolto. Questa trasformazione, però, deve compiersi nella nostra interiorità più profonda ed qui che entra in gioco la meditazione. Attraverso la meditazione alchemica si deve scendere alla radice profonda dei nostri disagi interiori trasmutandoli.
Dovremo cioè far risalire la nostra coscienza alle energie negative che hanno sconvolto il percorso della persona, regredendo a quando questo sia avvenuto, riviverlo e trasmutarlo attribuendogli un diverso significato.
La riprova di tutto è che, una volta che si arriva alla radice profonda del proprio disagio e lo si trasmuta le persone attorno a noi iniziano a cambiare atteggiamento come per magia.
Provare per credere.